エレオノーラ・カリシさんのインスタグラム写真 - (エレオノーラ・カリシInstagram)「“Come stai?” Ho paura a rispondere.  Evito la domanda, dico una bugia.   Quando perdi un genitore le persone pensano di sapere cosa che cosa tu stia provando. Le uniche che possono davvero capire, trovando parole e gesti per tranquillizzare i tuoi pensieri, sono solo quelle che hanno perso, come te, un genitore. Qualcuno mi ha detto che perdere i genitori è fisiologico, quasi come se quel dolore dovesse avere un tempo da far scadere in fretta e i miei pensieri dovessero essere presto indirizzati altrove.  Perdere una madre, un padre, è come scendere in un pozzo di cui non vedi mai la fine. Quando perdi un genitore nella tua esistenza succedono tante cose che ti catapultano come un razzo nel mondo dei grandi, anzi degli iper grandi. Quando perdi un genitore tutta la tua vita e tutte le tue relazioni vengono istantaneamente e non volontariamente messe in discussione: ti rendi conto di quanto la vita sia breve e che i meme da ripostare su Instagram non bastano a ricordarcelo; ti rendi conto di quanto tempo hai perso dando per scontato e dandoti per scontata; ti rendi conto di quante cose avresti voluto fare diversamente. Avrei voluto più tempo, fare più domande, rispondere sempre al telefono, non sbuffare alzando gli occhi al cielo e passare ogni singolo momento insieme. Invece durante l’ adolescenza l’ unica cosa che vuoi fare è scappare, è andare via, abbondare il nido, sentirti libero, nessuno intorno che ti debba dire cosa fare. Te ne vai di casa, magari lontano, torni solo per le festività, sempre sbuffando. Poi un giorno, quando meno te lo aspetti, la vita ti porta il conto al tavolo apparecchiato solo per una persona. Difficile trovarla quando vedi una madre soffrire una vita intera e, dopo 30 anni, riprendersi per poi essere costretta di nuovo ad affrontare l’ iter di un altro male, questa volta incurabile, che, in un soffio di vento, le porterà via l’ anima, quell’ anima che rendeva mia madre anche “La Cinzia”.  Mia madre non è stata più mia madre molto prima di perderla definitivamente e forse questa è quella consapevolezza che più mi ha devastata. Non siamo riuscite a dirci più niente se non “Aiutami ad alzarmi” […] il resto in edicola su @grazia_it」8月25日 3時26分 - eleonoracarisi

エレオノーラ・カリシのインスタグラム(eleonoracarisi) - 8月25日 03時26分


“Come stai?” Ho paura a rispondere. 
Evito la domanda, dico una bugia. 

Quando perdi un genitore le persone pensano di sapere cosa che cosa tu stia provando. Le uniche che possono davvero capire, trovando parole e gesti per tranquillizzare i tuoi pensieri, sono solo quelle che hanno perso, come te, un genitore. Qualcuno mi ha detto che perdere i genitori è fisiologico, quasi come se quel dolore dovesse avere un tempo da far scadere in fretta e i miei pensieri dovessero essere presto indirizzati altrove. 
Perdere una madre, un padre, è come scendere in un pozzo di cui non vedi mai la fine. Quando perdi un genitore nella tua esistenza succedono tante cose che ti catapultano come un razzo nel mondo dei grandi, anzi degli iper grandi. Quando perdi un genitore tutta la tua vita e tutte le tue relazioni vengono istantaneamente e non volontariamente messe in discussione: ti rendi conto di quanto la vita sia breve e che i meme da ripostare su Instagram non bastano a ricordarcelo; ti rendi conto di quanto tempo hai perso dando per scontato e dandoti per scontata; ti rendi conto di quante cose avresti voluto fare diversamente. Avrei voluto più tempo, fare più domande, rispondere sempre al telefono, non sbuffare alzando gli occhi al cielo e passare ogni singolo momento insieme. Invece durante l’ adolescenza l’ unica cosa che vuoi fare è scappare, è andare via, abbondare il nido, sentirti libero, nessuno intorno che ti debba dire cosa fare. Te ne vai di casa, magari lontano, torni solo per le festività, sempre sbuffando. Poi un giorno, quando meno te lo aspetti, la vita ti porta il conto al tavolo apparecchiato solo per una persona. Difficile trovarla quando vedi una madre soffrire una vita intera e, dopo 30 anni, riprendersi per poi essere costretta di nuovo ad affrontare l’ iter di un altro male, questa volta incurabile, che, in un soffio di vento, le porterà via l’ anima, quell’ anima che rendeva mia madre anche “La Cinzia”.

Mia madre non è stata più mia madre molto prima di perderla definitivamente e forse questa è quella consapevolezza che più mi ha devastata. Non siamo riuscite a dirci più niente se non “Aiutami ad alzarmi” […] il resto in edicola su @grazia_it


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2023/8/25

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